BRILLARE
Brillare: scintillare tremolando
non da berillo, acirologia
spontanea, suono imitativo
dell'aria, degli occhi (se agli occhi
ancora puoi credere), dillo
del vino (perciò viene brillo
chi al vino soggiace), del sole,
per traslato dell'anima (se all'anima
eccetera). E altrove
girare, vorticare
rapidissimamente;
qui farsi ammirare per doti
che abbagliano, fare faville.
La SB-33
è piccola, somiglia a un sasso,
la trovi di frequente
sul greto dei fiumi, tra siepi
o sterpi – decisa o leggera
la pressione non basta:
occorre un distacco, un sollievo
perché si desti quanto in essa giace, erompa,
inghiotta. La SB-33
è di produzione italiana.
Tu, fragile, credevi nella terra
credevi nel rimbalzo del pallone
LA LINEA DI CONFINE
Non è
facile, lo so. Emerge a spicchi
il vero
delle cose, nel fulgore
fragile
d’un fiammifero, nell’ombra
di vino
nel bicchiere, nel dettaglio
fuori
misura – il tiro alla Del Piero
che si
spegne sul palo alla sinistra
del
portiere battuto, il dentifricio
senza
tappo, il conto che non torna –
È lì, è
sulla linea di confine
che si
gioca la tua, la nostra storia
Tu dove
sei? T’immagino, un domani,
nel centro
di Milano, il naso rosso
dell’inverno,
le mani intirizzite
che ti
scaldi col fiato. Sullo sfondo
alberi
spogli, tram, nuvole basse.
Ti tiri su
la sciarpa sopra il mento,
entri nel
sottopasso della metro.
Mi chiedo
dove andrai, cosa farai,
quanto dei
nostri giorni ci rimanga
in mano,
quanto all’anima sia chiaro
il tuo
chiaro sorriso, anche domani.
Se ti
ricorderai di me. Mi chiedo,
in questa
finitudine tremenda
di foglie
morte, questo valzer d’ombre,
questa
desolazione delle aiuole
sotto la
pioggia, questa muta luce,
se ti
rimane ancora un infinito
in fondo
agli occhi, come quello d’oggi.
Eppure la notte lampeggia
La verità giunge di soppiatto
e ti abbandona al culmine
del passo successivo.
La incontrerai di nuovo
sotto una pensilina dei bus
nel sorriso sconosciuto
di una donna che raccoglie
due gocce di pioggia
nell'afa agostana
e le sparge sul retro
del collo rovente.
Ti invaderà all'ospedale
mentre un tuo caro
si sta assottigliando
e il contapassi della memoria
sfiora la neve mai calpestata.
Ti farà segno da dietro un costone
sotto la tunica azzurra del cielo
come una stella che vedi
spuntare sul torso nudo
dell'attenzione.
La verità pesa quanto
le ossa cave degli uccelli
e non rilascia medaglie
al valore da lucidare
a guerra conclusa.
Appare e scompare,
lampeggia inattesa.
I FATTI
DELLA VOLPE
Cadde a
proposito il fatto della volpe.
Aveva
rubato spennacchiate rumorose
galline e
uova dimenticate qua e là.
Venivano
accusati, dopo il clamore sorto,
fattori
più o meno disonesti,
contadini
incapaci, semplici zappatori, sì e no,
appunto
ladri di galline e perdigiorno.
La volpe.
Giovine, poca guardinga,
s’era
sentita respirare, e vista pure zampettare,
oltre le
forme del giorno, laggiù, dove
ci
s’appresta quasi a farsi scoprire.
Ed ogni
ora è quella mancante:
manca al
vento caldo, al castigo,
viene
prima dell’ora dei litigi,
s’accavalla
a quella, non meno labile,
in cui
bestiole sopraggiungono
dal
limitare del bosco, mani s’attardano
sul corpo
di donne, l’udito vien tradito
dagli
sbuffi della locomotiva lontana
e pure
dagli screzi del temporale.
Così ci
s’accorge di come batte il sangue,
quello
veloce che ancora aggira i grassi
nelle vene
sdrucite, quello rappreso
delle
piume di gallina sparse sul percorso
che sale
alla montagna.
Contemplando
le bestie abbandonate
nel loro
sangue e a terra soffocate,
si
potevano carezzare ricordi d’un gioco avido.
Quello
degli infiniti tutti uguali,
mancando
dei lamenti di chi sta, comunque,
inoperoso,
ad osservare, le galline.
Nemmeno le
conta. Si fida ci siano tutte.
QUEL CHE RESTA DEL TEMPO
E di
pomeriggio
andare nel
solito bar
a
trovare gli amici,
parlare
del bene e del male
nel
mondo di oggi
(di
quello che accade),
ciascuno
che dice qualcosa
sui
preti, sui figli, sui santi
sul
tempo che resta e gli altri
a
sentire i discorsi di ognuno,
sorridere
senza rumore
per non
disturbare
poi dare
con voce pacata
la
propria impressione,
un’altra
versione dei fatti,
le cose
ascoltate all’ora di pranzo
nel telegiornale,
mescolare
con cura le carte
e farle
tagliare,
assaggiare
un crostino e bere
a
piccoli sorsi un vino leggero,
con
passo pacato
tornare
sul far della sera
alla propria
dimora,
lo
sguardo rivolto
alla
gente che passa
e la
mente ai compagni,
a casa placare
la fame
con quel
ch’è rimasto,
aspettare
che il sonno
ritorni
puntuale e intanto
segnare
su un foglio di carta
le cose
da fare domani,
le cose
da dire.
SAGOMA DI CARTONE
Behind every beautiful thing
there's been some kind of pain (Bob Dylan)
there's been some kind of pain (Bob Dylan)
Occupo
fabbricate notti dai tetti infiammati
che non mi appartengono.
Nel buio che non è ancora,
niente infiammo e rallento.
Tacchi lungo la stanza,
diseducati in un angolo,
capricciosi all'abbandono.
Ricomincio scalza e sottovoce,
in poca luce, il passo,
la sciocca epopea di ombra
a suo modo felice.
Sorso per sorso bevo l'arrivo
di pareri inconclusi e
giudici e non monchi, non stanchi.
Le lingue ausiliarie dell'oscuro
sono pozzanghere in coro perpetuo
e fan tragitto sulle briciole.
Io, sagoma cartonata, saltellando,
da un margine all'altro
per l'itinerario del volgo.
Vieni giù, vieni giù,
ragazza mia, mia ragazza,
il muretto è rotto.
Ma qui bruco non vi è più.
GOTICO FAMILIARE
se la chiave si impasta
rifiutando
ogni pacata lusinga
restiamocene al vento a
rovistare
tra le costellazioni mai
contate
puntiamo il dito nella
fessura tra le ossa
dove preme il respiro
mio padre stringe le rughe
bruciate
per distinguermi dall’alba
pallida
mia madre ha stinto capelli
e idee
io volto le spalle e fisso
la pianura
si annodano le speranze e
la valigia pesa
MENZIONE SPECIALE
SEZIONE A - POESIA INEDITA ADULTI
CHRIS MAO
CORPO LIBERO
Qui
per molti dilemmi
nessuna
nuova dai curiosi
dove
l’indagine sfonda la clausura
crea
un varco d’atmosfera
per
la buona ispirazione
così
torna al macero la noia
di
una vita parallela,
dove
sulla crepa
pendono
le tossine illuminanti
prendo
commiato dal mio bisogno,
il
corpo libero a brandelli
risorge
abbracciato ad una croce.
Sezione B - poesia inedita under 21
1° classificato
PAOLA BONFIGLI
Sezione B - poesia inedita under 21
1° classificato
PAOLA BONFIGLI
DENTRO
Sei qui
incastrato
tra le pupille e le
palpebre
conficcato
tra il cuore e le costole
una melodia
senza parole
un attimo di sole
fai male
se te ne vai
come un respiro mancato
un battito perduto.
Resta
impilato sui miei sogni
a colorare questi giorni
mi dici:
"sei tu quella più forte"
ma con la realtà
ci faccio a botte.
Ti tengo
ma tu tienimi altrettanto
combatterò per
tutti e due
finché guardandomi allo specchio
invece delle mie pupille
vedrò le tue.
Sezione B - poesia inedita under 21
2° classificato
MARIANNA CARBONE
Percussione
piovosa
Lacrima di solco
Mostri
consolatori
Cattivi dalla
parte dei buoni
Sacchetti di
vita nel bidone sbagliato
Marce attenzioni
Malvagità
benigna
Resurrezione
soporifera
Il mio primo
amore
Nel successivo
di mille
Nel precedente a
niente
Niente da dire
Cose da fare
Liste incomplete
Nessuna lista
Groviglio di
mani
Gioco di foto
Morte
Acciaio.
Sezione B - poesia inedita under 21
3° classificato
SIMONE CORRADINI (Simos)
LA PAURA
La paura è
buttarsi
In un canyon di
dubbi
Distruggere le
certezze
Temere i
cambiamenti
Che confondono
Ma la realtà
muta
E nel fragile
silenzio
Dell’andare
avanti
Ci si guarda
alle spalle
E ci si orienta
In una visione
alterata
Che occulta
coraggio
Che oscura
occasioni
Sezione B - poesia inedita under 21
menzione speciale
MARIKA ZAMMARCHI
IMPRESSIONE,
SOLE MORENTE
Eravate l’alba.
Quella notte a
te stava
pesare venti
grammi di lievito
Invece hai
buttato a bollire
del nero di
seppia
bruciato attese
e accordi
hai imparato a
fuggire.
Piuttosto che
capire
capite
che era Lei
inganno senza
rete
elisir di breve
morte
lune storte
in periferia su
una quattro ruote
con l’aspro di
stagioni nuove
i torti le
sagre, scendo e salto
due mani
imbrigliate a forma di cometa
e la vita che
sale dall’esofago.
Sezione B - poesia inedita under 21
menzione speciale
ALEXANDRA BASTARI
CASA MIA NON HA NULLA DA DIRE
Le terre che non
conosco
non sono misere
affatto:
mi ci proietto
avveniristica,
carica di dolci
speranze.
Casa mia
l'ho varcata
troppe volte
per chiedermi se
fosse un'entrata
felice;
neppure una
finestra
sul cielo,
un padiglione in
cui afferrare
gli odori aspri
delle stagioni,
una balaustra
cui poggiarmi
mentre fumo una
sigaretta.
Casa mia
non ha nulla da
dire:
per questo è
molto amata
dai
metropolitani stanchi.
Ma chi loda il
silenzio
non ha mai udito
il fracasso
assordante
del nulla,
com'esso ti scava
più di cento
guaiti.
Voglio un
pandemonio di città,
rumoroso
l'affanno dei motori,
voci e suoni
discordi
come un
pianoforte aggredito
dalla ruggine:
solo lì avrò la
mia pace.
L’ORIZZONTE
PIÙ LONTANO
È lungo l’orizzonte più
lontano
che vivono le fantasie
impossibili,
impasto di lacrime e
preghiere
arenatesi sul litorale
dell’illusione.
Mi perdo nel fingermi sogno
scampato alle carezze della
materia
per non dissolvermi nella
concretezza
delle cose in procinto di
svanire.
Ogni carezza negata è una
parola
tremante che sfugge
all’infinito
per posarsi sul tuo famelico
sorriso;
quella promessa segreta è la
chiave
che nuvole amiche cullano
oltraggiando
la solitudine che ci voleva
divisi
e fremo all’idea di poter
coccolare
la tua generosa chioma
baciata
dal sole che abbraccia i tuoi
occhi
pieni di capriole
impronunciabili.
Morirò di poesia componendo
versi
rubati ai più grandi
scrittori
soltanto per vederti felice
e come il vento busserò ad
ogni porta
per sussurrare a gran voce il
tuo nome
IMMAGINO
Immaginare,
con gli occhi chiusi,
una realtà che non sia la tua e poi, riaprirli,
ritrovarsi in un mondo che ogni giorno si pensa,
dove la libertà è come la nostra mente,
esprime la propria personalità.
Ma lo si fa avendo la consapevolezza di cosa non potrà mai
cambiare,
è un mondo che vede più in là senza sapere quel che si ha.
l'invidia è cupa perché è priva di un bagliore di luce,
da cui si possa trovare la retta via.
Ma nel frattempo il sogno è finito,
mai usarlo per rifugiarsi e dimenticarsi di vivere,
si riaprono gli occhi e si va avanti,
ora osservo per ricordarmi in futuro,
perché la mia immaginazione è come le stelle per l’universo,
indispensabile.
La vita vera è quella che si affronta ogni attimo,
quella che ti da la guerra,
ma non sa che tu ne uscirai guerriera,
perché proprio lei te ne ha resa.
Ti ricorda che è un esperimento,
e la vertigine non è paura di cadere,
ma voglia di crearsi ali forti per volare.
La vita dice di essere tu la mente delle tue azioni,
E per questo t’insegna a fare qualcosa che altri non fanno,
Sii te stessa.
Bravi tutti, classifica onesta.
RispondiEliminaGrazie....
EliminaGrazie per l'apprezzamento e per la buona compagnia.
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